Quando l’Isola pulsa nel cuore dei non residenti_di Biagio Arixi

“L’ISOLA CHE C’E”, in giro per Europa e da 11 anni a Roma, insieme all’Associazione dei Sardi di Roma IL GREMIO,  per promuovere le eccellenze della Sardegna tra cultura, territori,ambiente, enogastronomia (coinvolgimento di personaggi del mondo dello spettacolo come Giorgio Albertazzi, Evelina Nazzari, Stefania Masala, Piero Marras, Benito Urgu, Maria Teresa Ruta etc; e delle Istituzioni come parlamentari, scrittori, Ambasciata Russa).

In una delle più belle e architettoniche piazze della capitale: San Giovanni in Laterano, per anni si è svolta una manifestazione che ha portato la Sardegna  all’attenzione di un vasto pubblico (ora con successo spostatasi nel popoloso quartiere di Montesacro, in Piazza Conca D’Oro).“L’isola che c’è “ è una creatura partorita dalla capacità lungimirante di Giorgio Ariu, giornalista ed editore, che da decenni crede e sa che la miglior cartolina per far parlare della sua isola, sia quella di trasportare costumi e tradizioni oltre i confini sardi, circoscritti e delimitati.

Così, con intelligenza e impegno costante, ha realizzato un evento che ha reso felici i tantissimi isolani che vivono a Roma, e una moltitudine di turisti che poco sapevano del nostro magnifico territorio, della sua cultura e delle  nostre abitudini culinarie. E in questa magica piazza romana, luogo deputato di molte manifestazioni sociali

organizzate da sindacati e lavoratori per far valere i propri diritti, per tre giorni è stata colorata, animata e rallegrata dai suoni, dai balli, dalle esibizioni di artisti meravigliosi che hanno proposto a un  pubblico attento le proprie opere: frutto di un lavoro impegnativo non sempre apprezzato anche se qualificante. Così le sculture di Roberto Budroni hanno preso vista. Altrettanto è successo per lo stilista sassarese Roberto Stella che per la prima volta si presentava davanti a una platea attenta e silenziosa, che si gustava la semplicità e la modernità dei suoi abiti sartoriali costruiti con materiali poveri, ma ricchi di valore e simbologia in quanto frutto di una ricerca non solo stilistica.

Il premio importante e significativo a quei giornalisti sardi che sono impegnati in politica tra stampa e televisione, ma che affondano radici solide in quell’isola che li ha visti crescere e gioire, per poi prestarli ad una platea più vasta che ha già apprezzato le loro qualità intellettive e professionali.

Ma l’allegria e la gioia più feconda l’hanno portata i produttori di formaggi, di torrone, di pasta, di vini e dolci squisitamente gustosi che hanno riempito le sacca di clienti avidi di queste prelibatezze, che solo in questa occasione era possibile poter comprare.

“ L’Isola che c’è” è stato un successo e una rivelazione. Un incontro che ha coinvolto anche tanti nuclei di isolani lontani dalla propria terra. E questo omaggio alla Sardegna che Giorgio Ariu e il Gremio hanno voluto regalare a tutti noi, è stato un toccasana che ha guarito le ferite della nostra sofferta lontananza. Così quando alla attesa messa domenicale delle 12,00 i canti in sardo del Coro Gabriel di Tempio hanno sciolto in lacrime la forte tensione partecipativa di emigranti, romani e turisti e quando il celebrante ha invitato Giorgio Ariu a parlare dall’altare abbiamo vissuto momenti indimenticabili. Ariu ha parlato dei problemi della Sardegna e dell’accoglienza dei romani e ai più bisognosi del quartiere ha voluto omaggiare il frutto delle fatiche dei pastori sardi, quel formaggio pecorino ritenuto eccedente dalle dure regole del mercato. E allora la Chiesa gremita come per le grandi occasioni ha tributato un applauso liberatorio.

Io stesso, poco avvezzo alle manifestazioni che possano distrarmi delle mie abitudini, ho provato un piacere indescrivibile nell’immergermi totalmente tra la folla di curiosi, di sardi in esilio, di sapori e di odori dei piccanti insaccati che deliziano il palato, e che mi hanno prepotentemente trasportato a Villasor, mio paese natio, per rivivere l’emozione e il gusto di prelibatezze che addolciscono anche le incognite della vita.

Grazie Giorgio per aver rinverdito i nostri ricordi, che hanno riacceso e intensificato la voglia di tornare in quell’isola vera che tu, come un pacco dono ci hai fatto trovare tra i monumenti superbi della capitale, per non dimenticare mai il luogo in cui siamo nati, e da cui siamo volontariamente partiti.

Meriti una medaglia, non da appendere al petto ma da lasciare incisa nel tuo cuore, per dar ancora un valore aggiunto a quell’amore che riversi sulla nostra Inimitabile, selvaggia, a volte ingrata terra di Sardegna.

Vedi anche

La Scala del calcio si illumina di rossoblù, con la spinta del popolo sardo sugli spalti_di Fabio Salis

Passione, identità e senso di appartenenza. Nella calda notte milanese il connubio tra i giocatori …