La sagra di Sant’Efisio ai tempi del Coronavirus: la devozione e la fede non si fermano_di Fabio Salis

Da oltre tre secoli e mezzo, la sagra di Sant’Efisio rappresenta un appuntamento imperdibile per la città di Cagliari e i cagliaritani, credenti e non. Inizialmente il Santo veniva festeggiato il 15 gennaio, giorno fissato nel calendario, ma le condizioni climatiche dell’inverno costrinsero la cittadinanza a spostare la festa in Primavera: verso la metà del Settecento si decise di optare per il 1^ maggio. Il cammino ha sempre richiamato l’attenzione dei cittadini e di cronisti giunti da molto lontano, come Alberto La Marmora, Mary Davey, padre Bresciani e il Valery. Negli ultimi decenni il mezzo televisivo ha permesso a tutti di seguire le celebrazioni, anche a coloro che non si trovano nelle immediate vicinanze della città.

Nel 1886 le celebrazioni in onore di Sant’Efisio assunsero particolare solennità in seguito al ritorno da Pisa di una parte delle reliquie del Santo.

Anche quest’anno, nonostante la paura per la diffusione dell’epidemia covid-19, il voto al Santo verrà regolarmente sciolto così come accade ormai ininterrottamente dal 1657, quando la terribile peste, che nel Seicento sterminò circa diecimila cagliaritani, lasciò il posto alla festa. Si narra che nel 1656 i cagliaritani pregarono Sant’Efisio nella speranza che la malattia venisse sconfitta e in quell’anno stabilirono il voto, il quale prevedeva che, qualora fosse riuscito a sconfiggere la peste, ogni anno si sarebbero svolti una processione e dei festeggiamenti in suo onore con un cammino fino alla chiesetta di Nora, dove il santo era stato martirizzato il 15 gennaio del 303 d.C.

Sant’Efisio 1 Maggio 2019 – foto M. Artizzu

L’edizione del 2020, la numero 364, sarà riservata a pochissimi, per motivi che riguardano la sicurezza per la salute pubblica: non saranno presenti i fedeli armati di rosario pronti a vivere con la consueta passione le celebrazioni, né ci saranno il passaggio del cocchio con il Martire nelle strade del Capoluogo, di Capoterra, Sarroch, Villa San Pietro e Pula, né le tribune stracolme sulla Via Roma davanti al Comune, né i turisti che, scesi dalle navi da crociera, rimangono incuriositi dalle donne e dagli uomini che sfilano con i costumi tipici della nostra Regione e dalla folla festante nel centro cittadino. Niente tappa nemmeno a Giorgino nella casa della famiglia Ballero dove avviene il cambio delle vesti e del cocchio.

Sant’Efisio 1 Maggio 2019 – foto M. Artizzu

Tenendo conto delle misure del decreto Conte dello scorso 10 aprile, l’emergenza Coronavirus ha costretto la Prefettura di Cagliari e gli organizzatori della festa a dover rivedere il programma della rassegna per quest’edizione: il prossimo 29 aprile non ci saranno la vestizione del Santo e nemmeno l’ornamento della statua con l’oro, il 30 non sono previste l’intronizzazione nel cocchio e la Santa Messa. Il 1^ maggio, per la prima volta in assoluto nella storia, non ci sarà la sfilata per le strade cittadine con le tradizionali traccas, i gruppi, i guardiani e i cavalieri che precedono la statua del Martire, ma il programma si svolgerà interamente nella giornata del 3, quando in mattinata sarà celebrata una messa nella Chiesa di Sant’Efisio a Stampace con la presenza solamente dell’Alter Nos e degli Officianti. Successivamente la statua del Santo lascerà la città a bordo di un automezzo messo a disposizione dall’Esercito, senza alcuna tappa intermedia, per arrivare alla chiesetta di Nora. Una volta terminate le celebrazioni religiose nel luogo del martirio, anch’esse rigorosamente “a porte chiuse”, il simulacro farà ritorno nel Capoluogo nella chiesa del quartiere Stampace entro la sera. Il Santo verrà accompagnato dall’Alter Nos, che darà l’ufficialità dell’avvenuto scioglimento del voto in rappresentanza del Comune di Cagliari, e dal rappresentante del Capitolo Metropolitano.

Sant’Efisio 1 Maggio 2019 – foto M. Artizzu

La scelta di non comprendere il giorno 1^ maggio all’interno dei festeggiamenti ha diviso l’opinione pubblica, con il sindaco del Capoluogo Paolo Truzzu e il Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, che avrebbero preferito trovare una soluzione diversa. Tuttavia non è escluso che, una volta terminata l’emergenza sanitaria, verranno programmati altri riti con il coinvolgimento della cittadinanza e dei fedeli in tutti i comuni in cui il Santo generalmente fa tappa.

Storicamente la sagra di Sant’Efisio non si è mai piegata davanti alle difficoltà, anzi la fede dei credenti e la ferma volontà da parte delle autorità di portare avanti questa tradizione ha sempre avuto la meglio. In un modo o nell’altro il voto è sempre stato sciolto, ricorrendo a mezzi differenti dal cocchio oppure spostando le date. Nel 2020 vivremo una sfilata che avrà delle forti analogie con quanto successe nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, quando il Simulacro del Santo sfilò nelle strade sul camioncino del trasporto latte della Ditta Giannetto Gorini in mezzo alle rovine a dare sollievo e speranza ad una città messa in ginocchio dai bombardamenti, ma che dimostrò coraggio e forza di non arrendersi davanti alle macerie e alle lacrime che il conflitto portò con sé. Furono numerosi i cittadini che uscirono dai rifugi per vedere e onorare il simulacro, che venne portato verso la chiesetta di Nora per rinnovare comunque il ringraziamento al Santo per aver liberato la città dalla peste del 1652.

Sant’Efisio 1 Maggio 2019 – foto M. Artizzu

In precedenza, nel 1794 una rivolta della popolazione costrinse le autorità a rinviare la sagra e il voto si sciolse soltanto a distanza di un mese, ma in quello stesso anno Efisio venne proclamato Patrono dell’isola di Sardegna dal Papa Pio VI per aver cacciato l’anno prima le truppe francesi che cercarono di invadere l’Isola. Nel 1889 il maltempo fece crollare i ponti della Scaffa e la processione fu costretta a fare il giro largo attraverso Assemini per poter raggiungere Nora. Negli anni del Primo Conflitto Mondiale la sagra si svolse il 1^ maggio in versione ridotta: nell’edizione del 1916, vennero eliminati dalla festa la cavalleria e i banchetti e la partenza del cocchio venne spostata al 7 maggio, per evitare disordini in piazza per motivi politici. Nel 1918, a qualche mese dal 4 novembre che segnò la fine della guerra, regnavano difficoltà sia a livello economico che logistico e il merito di aver salvato la situazione fu da attribuire ad un gruppo di soldati reduci dalla guerra che si sostituirono ai buoi per trainare il cocchio durante la processione da Cagliari a Nora.

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