Cibo per gli ultimi dai ristoratori sardi in Florida_di Pietro Porcella

Vi scrivo che e’  Domenica sera, 22 Marzo a Pompano Beach Florida, trenta miglia a nord di Miami. Sono triste e speranzoso, osservante delle regole dopo che 10 giorni fa il mio viaggio in Italia e’ stato (giustamente) cancellato. Il Coronavirus è arrivato e si diffonde rapido qui negli States, sopratutto a New York, dove ho le mie due figlie femmine (di 25 e 21 anni) e mia suocera di 87 anni. Qui in Florida, dove vivo da quattro anni con mia moglie Kirsten, si sta diffondendo altrettanto rapidamente e la gente, la maggior parte della gente, non capisce veramente come si deve comportare. Peggio, credetemi, molto peggio dell’Italia. Le restrizioni sulle scuole son giunte in extremis il 10 Marzo, cercando di attaccare la settimana successiva a questa prossima già programmata di ‘spring break’.

Poi in quest’ultimo week-end, seguendo l’onda europea, sono iniziate le restrizioni sui locali pubblici e le attività commerciali non di primaria importanza. Ma la gente, nonostante le raccomandazioni non obbligatorie, continua ad uscire e radunarsi senza osservare distanze. Ci sono file lunghissime in due esercizi: i negozi che vendono armi e i grandi magazzini tipo COSTCO e PUBLIX che vendono cibo, alcolici ….e carta igienica. La corsa all’accaparramento, paura insita negli americani per terremoti e uragani, è diventata imbarazzante. Noi, questa emergenza la viviamo con serenità, preoccupazione e grande attenzione, collegati fissi in Italia e in Sardegna con i media e i nostri cari. Kirsten continua a lavorare, facendo l’infermiera e andando tre volte alla settimana nelle case dei suoi pazienti a poche decine di km. di distanza.

Io, da dieci giorni in clausura, son diventato un provetto cuoco, giardiniere e imbianchino.Come tutti gli altri insegnanti scolastici di Broward County, Miami-Dade e Palm Beach schools, sono stato messo in ‘smart working’ fino al 15 Aprile. Per il momento. Si vocifera potrebbe essere per il resto dell’anno scolastico e mi sto ingegnando sulle lezioni online.Vorrei pero’, in questo momento di sforzo comune e marcata solidarieta’ nazionale, segnalarvi l’animo buono e la buona attitudine di alcuni miei concittadini sardi residenti in America che ho sentito al telefono questo week-end. Valentino Porcu e Stefania Boi, che lasciarono Cagliari e la Sardegna una decina di anni fa per riaprire una rivendita di pesce a Miami, la VALMAR (come aveva il padre di Valentino al grande mercato ittico di Santa Gilla), in questi giorni di Coronavirus hanno raddoppiato gli sforzi e la loro attività anziché chiuderla come i loro concorrenti. Come ? Semplicemente garantendo nei social ai loro clienti e ai nuovi piu’ anziani che non li conoscevano, che si sono organizzati per fare una consegna a casa (senza sovraprezzo per il trasporto)  del pesce fresco e genuino che giunge dal Mediterraneo o da altre localita’ selezionate dei Caraibi. E corrono come matti da Miami a Fort Lauderdale a West Palm Beach per consegnare sul portone di casa, il pesce fresco con un sorriso.Marco Arconte, originario di Cabras (Oristano), una delle migliori ‘bocche buone in fuga’ dalla Sardegna, e’ il giovane general manager nonche’ chairman  food & beverage del sontuoso Golf Club di Westchester (upstate New York) con i suoi tre ristoranti e club house di lusso.Ieri mi confermava che cancellando fino a Settembre tutti gli eventi del club che dirige per i piu’ grandi miliardari della terra, ha dovuto contemporaneamente mandare la lettera di licenziamento a duecento impiegati stagionali della sua area. Ma, nonostante il suo lavoro di mantenimento del club sara’ triplicato, ha deciso di devolvere il 10 % del suo stipendio ai colleghi posti in cassa integrazione.

Emanuela Pacifico la bella e simpatica ristoratrice cagliaritana che da tre anni dirige col marito il ristorante/pizzeria Norma, eccellenza di prodotti siciliani e sardi sulla 3rd Ave. a Manhattan (all’altezza della 28 st.), su ordine del Governatore ha dovuto chiudere al pubblico il ristorante, donando ai ‘clochard’ della zona tutto il cibo avanzato. Licenziato il personale in attesa di sviluppi, si e’ dovuta mettere anche lei in cucina col marito, per assicurare almeno il ‘take-away’  ai tanti richiedenti. “ Ma quando cucino- mi ha assicurato- tengo sempre in conto quei 15-20 homeless  della mia avenue, che non avrebbero altro modo di mangiare. E quindi faccio porzioni abbondanti e cibi extra per loro che sono diventati quasi una famiglia.” Bell’esempio di healthy-food-charity come solo la nostra bella gente del sud sa’ fare a Manhattan.

Vedi anche

Sardi in USA in tempi di Corona Virus_di Pietro Porcella

Passata la sbornia di Pasqua e Pasquetta di isolamento in Florida, festeggiando e ricordando lo …