Leide Porcu e la salute mentale a New York_di Pietro Porcella

Tra i sardi da tempo a New York impegnati più che mai in questi tempi di coronavirus c’è anche una graziosa psicoterapeuta cagliaritana, Leide Porcu. È a New York da 25 anni, io la conobbi nel 2015 tramite il Cagliari Club New York New York.

Leide Porcu PhD LP è una psicoterapista che lavora come libera professionista nel suo ufficio sulla Fifth avenue di New York.   Venne qui nel 1994.  Dopo aver conseguito una laurea in lingue a Cagliari e un dottorato in antropologia a New York, si è specializzata in psicoanalisi e terapia cognitivo comportamentale.  I suoi pazienti provengono da tutto il mondo. Il suo lavoro continua ininterrotto anche in questi tempi, ma in formato teleterapia.

Anche io sono andato a intervistarla per www.sardegnatavola.it guardandola dallo schermo del computer.

PP. Leide come stai? Sei stressata? (Risate) Dimmi come stanno reagendo i newyorkesi a questa pandemia. 

LP Dopo una fase iniziale di shock e diniego, le persone a New York stanno reagendo in modi diversi alla pandemia. Dipende caso per caso della resilienza, vulnerabilità preesistenti, personalità e stili di attaccamento. Osservando poi la distribuzione del virus nella popolazione di New York a seconda del codice postale di residenza, si notano gli effetti devastanti della disuguaglianza sociale. Infatti i luoghi più devastati dal virus sono i quartieri più poveri dove la gente e costretta a vivere in spazi sovraffollati e deve andare a lavorare fuori di casa rischiando di ammalarsi. Molti immigrati in un momento di difficoltà come questo, provano nostalgia e ansia e vorrebbero essere vicino alle loro famiglie lontane.

credits Giampaolo Bruschi

PP. A me, sentendo mie figlie e i tanti amici a New York mi sembra stiate vivendo una situazione psicologica e finanziaria susseguente il crollo delle torri gemelle. 
LP I New Yorkesi sono abituati ad affrontare grandi catastrofi e andare avanti, probabilmente questa non sarà un’esperienza diversa, nel medio-lungo termine.  Oltre allo stress e paura di aver perso o perdere il lavoro e di ammalarsi, si aggiunge lo stress di coabitazioni indesiderate o isolamenti sofferti. Le famiglie che seguono i figli che fanno la scuola in remoto e lavorano a tempo pieno soffrono doppio stress, perché a differenza dell’Italia, a New York raramente si ha una famiglia estesa che aiuta a crescere i figli.  Ma ci sono anche persone che diventano più produttive e più vive durante i periodi di crisi; Alcune persone hanno trovato il loro stato di pace mentale in pandemia e godono della mancanza di pressione a produrre e avere successo. Per altri ancora, poco è cambiato.  L’esperienza di chi ha avuto un incontro ravvicinato con il covid-19 e diversa da chi lo vive in maniera astratta o pensa sia il prodotto di una cospirazione o una bufala.

PP  So che sei in procinto di scrivere un libro sul self-help tra persone di diverse etnie, così attuale qua a New York. Ce ne vuoi parlare?

LP Si, sarà un libro di auto-aiuto per tutte le persone che si trovano a operare e pensare fra culture e paesi differenti. 

  Da metà Marzo, da quando a New York si è cominciato a lavorare in remoto tengo anche un blog su Medium, dove scrivo su come affrontare le paure e gli stress dovuti alla presenza del coronavirus.

Trovi i link nel mio sito web https://www.leideporcu.com/

Foto di copertina – credits Egami Obscura

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