Francesco Velluzzi, un giornalista di razza con i peccati di gola dei campioni_di Luca Neri

La professione l’ha sempre vissuta, pensata e coltivata a modo suo. Francesco “Bibi” Velluzzi, penna con le bollicine e firma storica della Gazzetta dello Sport, si dice legato al giornalismo di un tempo, quello mosso – e non trainato – dalla curiosità: un giornalismo interpretato come coniugazione del verbo scoprire, andando oltre la superficie, calandosi a fondo del bicchiere e raccontando – appunto – ogni singola bollicina dello spumante.

È così che negli anni ha svelato lati e segreti degli sportivi che difficilmente sarebbero stati colti dal grande pubblico: “Io credo che uno sportivo sia un idolo per migliaia di persone. Ed essendo tale, il tifoso vuole sapere tutto di quel giocatore. Del resto io stesso voglio conoscere il personaggio che sta dietro al campione. È giusto concentrarsi sull’argomento del campo, ma nel corso di un’intervista mi piace dedicare qualche domanda ad altri temi”.

Uno di questi è quello del rapporto col mangiare e la cucina, un discorso che lo ha coinvolto tanto da convincerlo a scrivere un libro, “Peccati di gola”, in cui racconta tanti sportivi, da Gigi Riva a Josefa Idem, passando per Panatta e Sara Simeoni, attraverso la lente del cibo: “Sono molto più deboli di quanto si pensi. Basti pensare che in ciascuno di loro ho trovato una piccola passione, qualcuna condivisa, ma se devo dire una cosa a cui nessuno di loro sa resistere, è sicuramente la Nutella”.

Velluzzi abbatte così la barriera dello sportivo visto come una macchina da guerra, con una cura dell’alimentazione quasi maniacale, anche se spiega come i calciatori più meticolosi da questo punto di vista, siano stati quelli più longevi: “Di Natale su tutti. A Cagliari un ottimo esempio è stato Padoin, così come Bruno Alves, che non a caso è un grande amico di Cristiano Ronaldo. Il portoghese ha, di fatto, introdotto l’avocado nelle diete dei rossoblù”.

Eppure i peccati di gola dei campioni non sono poi così rari: “Ho detto della Nutella, ma i giocatori hanno tanti altri piccoli vizi, come ad esempio le barrette Kinder. È inevitabile poi che d’estate bevano durante le serate”. 

A Cagliari, inoltre, la grande tentazione è quella dei “caddozzoni”, i mitici paninari mobili diventati un cult nel capoluogo, anche per i giocatori rossoblù: “Barella è stato quasi il fondatore di quello di viale Bonaria. Anche Nainggolan è un habituee, e nell’ultimo periodo aveva trascinato anche Cerri”.

Eppure, quando i calciatori arrivano nell’isola, il biglietto da visita è sempre quello del maialetto arrosto: “Possono anche non essere dei fanatici, ma è ciò che più identifica la Sardegna oltremare, e chiunque arrivi a giocare qua lo vuole assaggiare”.

Tanti piccole rivelazioni che Francesco Velluzzi ha potuto veder venire a galla durante le sue ricerche e le sue chiacchierate coi campioni, lui che da anni segue anche una rubrica a tema culinario per la Gazzetta dello Sport: “Gazza golosa. Curiamo un tema a settimana, lo raccontiamo e lo analizziamo nel dettaglio. Può essere un prodotto di nicchia, un olio, o anche semplicemente il pollo. Il tutto coadiuvati dall’esperto di vini Luca Gardini. Si riscopre così la possibilità di fare il giornalismo. Quando si parla di calcio, in un’ora di conversazione, è possibile distrarsi per qualche secondo. Ma quando si parla di cucina, di lavorazioni, qui si deve stare attenti in ogni frangente”.

Nello stare a sentire lui e la sua passione per il giornalismo invece no, credetemi, in questo caso è proprio impossibile distrarsi. 

Vedi anche

La Scala del calcio si illumina di rossoblù, con la spinta del popolo sardo sugli spalti_di Fabio Salis

Passione, identità e senso di appartenenza. Nella calda notte milanese il connubio tra i giocatori …