Il Paradiso delle signore con Alicia_di Simonetta Columbu

‘’Da bambina dicevano che ero naif e facevo troppi voli pindarici, questo aveva un’accezione negativa e io ci rimanevo male. Crescendo ho poi capito che quello che per l’insegnante di matematica era un difetto, sarebbe potuto essere un pregio per un regista.’’ (Alicia Chiesa).

Ciao Cara Alicia, talentosa e bellissima attrice. 

Sei stata una dei volti di “Il Paradiso delle signore” nel ruolo di Lucia Giorgi, com’è stata la tua esperienza sul Set?

L’esperienza sul set è stata formativa perché mi ha permesso di sperimentare la lunga serialità entrando in un progetto che vive da anni e che è amato da molti italiani.

Mi sono potuta confrontare con un ambiente coeso in cui il lavoro di ogni persona è stato fondamentale per la buona riuscita del progetto.

Cosa consiglieresti ad una giovane ragazza che vuole diventare un’attrice?

La prima cosa che consiglio è sicuramente quella di studiare e di avere costanza. La costanza in un lavoro così complesso nasce da un grande amore per il mestiere, altrimenti sarebbe per lo più impossibile mantenere equilibrio e resistenza. Poi consiglio di sperimentare la vita e di essere curiosi rispetto a ciò che ci circonda perché un attore, per poter raccontare una storia con onestà e libertà, deve prima saper osservare

Credi si possa vivere di arte? E di cinema?

Si è possibile, ma vivere solo di arte in questo momento storico non è sicuramente semplice. C’è una nicchia di persone che ci riesce ma è solo una piccola parte rispetto alla grande percentuale di artisti che sono presenti nel panorama nazionale.

Credo però che ci si possa quotidianamente nutrire di arte e vivere per l’arte, imparare ad osservare e a coglierla nei tanti aspetti della vita. Per me l’artista è chiunque abbia una passione e una personale motivazione: un artigiano, un imprenditore, un’insegnante, un musicista, un contadino, etc. Tutti a modo nostro, con le nostre storie e le nostre intuizioni, siamo artisti della vita.

Ti piacerebbe fare del teatro?

Moltissimo. Fondamentale è però entrare in empatia con il proprio/la propria regista e condividere lo stesso lessico.

Ricordo il primo spettacolo che feci molti anni fa, forse 10, al Teatro Litta di Milano “Vogliamo vivere” di Lubitsch per la regia di Leonardo Lidi, fu una folgorazione, il contatto con il pubblico è qualcosa di magico.

Ogni volta che entravo in sala prove sentivo un’emozione che non avevo mai provato prima e per la prima volta, timidamente, avevo imparato che i sentimenti umani, così complessi e variegati, potevano essere messi in scena.

Cinema o teatro? Dove c’è più verità?

La verità è nell’onestà dell’attore, nel riuscire a mettersi a nudo. Non è semplice ma se un attore è sincero quella verità arriva sempre al pubblico, sia al cinema che a teatro.

Monica Vitti un giorno disse una cosa molto bella “un bravo attore non deve inquinare il proprio animo” e credo che sia proprio così, l’attore ogni volta che lavora dev’essere una tela bianca e per esserlo occorre che non si comprometta mai.

Cos’è la verità?

Credo che nell’arte la verità sia la capacità di raccontare la vita senza retorica, senza giudizio, in maniera non ricattatoria. Dostoevskij è stato un grande maestro in questo, mi viene in mente l’Idiota.

La verità oggi, nel quotidiano, è un concetto piuttosto confondente, penso ad esempio ai social media e alle verità che ognuno di noi può deliberatamente decidere di raccontare. Il lieto fine immediato che violentemente ci viene proposto ogni qualvolta apriamo un mezzo di comunicazione mi spaventa un po’, oggi sembra che l’errore o il difetto non vengano tollerati ma la realtà va letta a 360 gradi perché è soprattutto approfondimento e capacità di cambiare punto di vista.

Come trovi lo stato del cinema in Italia?

Questo non è uno dei periodi migliori per il nostro cinema, complici i tagli economici e il fatto che investire in nuovi talenti sia sempre più rischioso, fare delle nuove proposte è una scelta che in pochi fanno.

Il cinema rispecchia un po’ lo stato in cui la società si trova e questo è un periodo complesso, di grandi cambiamenti. 

Io però ho molta fiducia nel nostro patrimonio artistico, siamo un Paese di artisti, lo siamo sempre stati. Noi italiani siamo imprevedibili e sappiamo rialzarci sempre, abbiamo quel guizzo artistico che ci arriva dai nostri avi che è solo nostro. 

Attrici si è e lo si diventa.

Il talento è qualcosa di innato e che nasce con noi ma poi va coltivato, sempre. Come un atleta anche un attore deve continuare ad allenarsi.

E tu?

Io sono nata attrice e lo sarò per sempre. Ho impiegato molti anni ad accettarlo, da bambina dicevano che ero naif e facevo troppi voli pindarici, questo aveva un’accezione negativa e io ci rimanevo male. Crescendo ho poi capito che quello che per l’insegnante di matematica era un difetto, sarebbe potuto essere un pregio per un regista.

Un libro che ci consigli.

“Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg.

Un film.

“Nuovo cinema paradiso” di Giuseppe Tornatore.

Una poesia. “L’infinito” di Leopardi.

Grazie Alicia!

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