Ho partecipato questa mattina all’evento organizzato dalla testata giornalistica Sardegnatavola alla presentazione del docufilm del regista Davide Mocci “Sa fregula sarda”.
Ho introdotto il mio intervento citando una frase di Charles Hughes che disse:
“Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi”.
Cosa c’entra questa frase con sa fregula?
Tantissimo. Perché sa fregula è una storia di differenza, di una delle molteplici differenze in cui può essere declinata la sardità. Perché quest’ultima, a dispetto dei processi di colonizzazione subiti nel corso dei secoli, rappresenta oggi un vantaggio competitivo, se non la si folklorizza e la si valorizza.
Per questa semplice ragione ho ritenuto di sottolineare il grande valore, culturale e operativo, dell’iniziativa della testata #Sardegnatavola di istituire il premio “sa fregula d’oro” con il quale si potranno fregiare quei ristoratori che vorranno cimentarsi con perizia per proporre questo piatto nei loro menu, sia nella tradizionale variante con la salsiccia in rosso o in quella più marinara con arselle, cozze, seppie, gamberoni, ecc.
Prima di questo evento mi sono gustato altre due presentazioni, una in sardo dello scrittore Vittorio Pinna di Sindia che ha recuperato tante parole sarde andate in disuso, l’altra di due autori che hanno presentato un libro a fumetti sulla storia di Teresa Noce, militante del PCI e compagna di Luigi Longo, sulla base di un lavoro condotto con una classe del Convitto Nazionale di Cagliari.
Cito queste presentazioni perché nel mio discorso sull’importanza di dare valore alla nostra sardità ho espresso grande apprezzamento per lo strumento libro a fumetti per favorire lo studio della storia da parte degli studenti ma ho anche sottolineato veementemente che in Sardegna abbiamo molti personaggi, donne e uomini, che meriterebbero di entrare in libri a fumetti per veicolarne la loro conoscenza. Ho citato Paskedda Zau ma avevo in mente tanti altri personaggi, da Antoni Simon Mossa a Michele Columbu, e così via con tantissimi altri personaggi che potrebbero veicolare la nostra storia e non quella di altre terre e altri popoli.
In sintesi, abbiamo una biodiversità geografica, storica, storico-artistica, culturale, linguistica, produttiva, gastronomica, imprenditoriale, ecc. su cui lavorare per motivare gli studenti ad apprendere. Scrivo questo perché io da studente liceale odiavo la storia (e pure la filosofia) per almeno due motivi: si parlava di terre e popoli altri alla Sardegna e avevo una professoressa militante del PCI e mio babbo era invece democristiano.
Scrivo questo perché sopratutto a quei tempi molti insegnanti erano militanti e operavano una sorta di indottrinamento. Da federalista quale sono ora (da ormai 40 anni) ritengo che un docente debba proporre problematicamente anche le storie e poi ognuno si fa la propria idea. Sono sospettoso ogni volta mi si presenta solo una versione dei fatti.
Altri sono stati i temi dibattuti e la giornata si è conclusa con un altro filmato, dopo quello di Davide Mocci, questo realizzato in un agriturismo di Masainas al quale verrà assegnato uno dei premi.
Atrus annus mellus