Quest’anno Natale fa rima con frugale. Tante cose non si potranno fare, ma la necessità di trascorrere le festività di fine anno in modo austero può rappresentare un’occasione importante per tornare all’essenza di sé e delle cose, rinunciando a ciò che è superfluo e artificiale. Per questo motivo ho deciso di evitare i dolci industriali che, pur nella loro soffice e rassicurante immutabilità, non appartengono alla tradizione autentica della mia terra. Dove potrei rifugiarmi allora per concedermi un dolce peccato di gola?
Ad Oliena, suggestivo paese barbaricino ai piedi del monte Corrasi, vive un’artista pasticciera che produce dei veri e propri gioielli in pasta di mandorle, finemente decorati con la maestria delle sue mani di fata. Si chiama Anna Gardu, e porta avanti da quattro generazioni la tradizione millennaria dell’arte dolciaria sarda. Ho voluto conoscerla, e le sue parole mi hanno proiettato in un mondo lontano, quello della socialità familiare affaccendata nella preparazione dei dolci intorno al focolare. Come le petites madeleines proustiane, è il profumo che sprigionano le pavoncelle, i galletti, gli amuleti, le filigrane, i piccoli cuori dal cuore morbido decorati con la ghiaccia reale, a spalancare le porte dei ricordi.
“Ho vissuto l’infanzia circondata da mia madre, le sue cinque sorelle e venti cugini – mi racconta Anna Gardu – Noi bambini giocavamo nel cortile e ci veniva affidato il compito di sbucciare le mandorle. Non ho mai dimenticato quel profumo intenso nelle mie mani e il fresco profumo dei limoni del giardino. Ogni tanto avevo accesso alla cucina, giocavo con la pasta di mandorle e spiavo i segreti della lavorazione dei dolci preparati da mia madre Angelina, che imparò a sua volta da mia nonna Nunziata, che apprese l’arte da mia bisnonna Maria”.
“Impara l’arte e mettila da parte”, è il caso di dire. Anna infatti, dopo un percorso di studi nella facoltà di architettura, interrotto per intraprendere un lavoro di tipo amministrativo, memore di quegli insegnamenti e mossa da una spinta creativa interiore, nonché dalla sua passione per la lavorazione della ceramica e per l’arte orafa, ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi alla decorazione dei dolci, dando vita a una forma d’arte originale e innovativa. Un paziente e minuzioso lavoro di cesello con l’unico ausilio del conetto tradizionale e del dono innato di una raffinata manualità.
Così, oltre alla preparazione dei dolci, la pasticciera “creativa”, come ama definirsi, realizza opere d’arte destinate all’esposizione. I capolavori in pasta di mandorle decorata sin dal 2010 seguono un percorso museale, a partire dalla mostra nel prestigioso MAN di Nuoro, sia in territorio nazionale che all’estero, collezionando importanti riconoscimenti. Degna di nota la partecipazione alla mostra “Tesori d’Italia” all’Expo di Milano 2015 curata da Vittorio Sgarbi, che le ha consegnato anche il premio Pio Alferano, e l’invito in Giappone, dove nel 2017 ha esposto i suoi dolci all’International Hokuriku Kogei Summit ed è stata insignita del titolo di “Tesoro Nazionale Vivente” in quanto detentrice di una sapiente manualità, molto apprezzata in terra nipponica, e ambasciatrice della propria cultura tradizionale nel mondo.
Quando le chiedo qual è il dolce che più ama realizzare, le brillano gli occhi e mi risponde che è il croccante con la forma del cuore, elaborato dal suo bisnonno Nicola Colli, che fu il primo ad inserire, nel 1890, i decori nei dolci tipici sardi. Da questo gateau nasce la sua personale linea di dolci denominata “Hòro”, dalla parola “cuore” nella variante linguistica del centro Sardegna.
Attualmente Anna nel cuore ha due progetti: creare una scuola del dolce tradizionale e un museo itinerante in vari paesi della Sardegna. “In questi tempi difficili, in cui i musei sono chiusi e non è possibile affollare i luoghi pubblici – spiega l’artista – ritengo che i miei lavori, esibiti nelle vetrine di luoghi di passaggio possano offrire una carezza e il conforto della bellezza, che alleggerisce i pensieri”.
La sua ricerca tuttavia va oltre il gusto artistico, ed è costantemente volta alla tutela della biodiversità e al consumo responsabile, attraverso la rivalutazione dei saperi e dei sapori locali, a partire dalla salvaguardia del mandorlo autoctono, una delle eccellenze del territorio sardo, che ritiene non sia sufficientemente valorizzata.
“In Sardegna non c’è paese che non abbia nella sua tradizione un dolce di mandorle – osserva Anna – Il mandorlo è un arbusto che necessita di poche cure, longevo, forte e robusto come il carattere di noi sardi, e il suo frutto è estremamente benefico e ricco di proprietà nutritive. In generale – conclude – i miei dolci, che contengono nient’altro che mandorle, albume e zucchero sono un esempio di cibo fatto con ingredienti sani e naturali legati alla tradizione locale”.