Sardegnatavola missione giramondo_di Giorgio Ariu

In prima elementare alle Missioni ci veniva a trovare il centravanti del Cagliari, Galbiati fratello del direttore. Simpatizzò e mi fece mascotte dei rossoblu, così sul campetto.La domenica salivo sul bus della squadra, dall’hotel Scala di Ferro, via Torino, per l’Amsicora. Come mascotte il solco era tracciato: mio fratello Graziano, assistente del ministro dell’Agricoltura Maxia mi insegnò a indirizzare e fascettare il Coltivatore Diretto, organo della Coldiretti del mitico Bonomi che mi volle mascotte sui campi. All’oratorio, sette anni circa, facemmo il giornalino murale. Io direttore subito, senza se, senza ma ( pagu barrosu…). Anzi a condizione di servire messa. Così la zia più devota mi domandava spesso cosa volessi fare da grande: ed io “il papa”. Il vinello della messa era solo per il prete officiante ed era dolce, profumato. Mi dimisi da aspirante pontefice, nonostante la scarsa concorrenza, tutto preso da sport e scrittura. Alle superiori “Dialogo” il giornalino interistituti che mi permetteva di entrare in tutte le classi dell’isola. E sempre per paesi e campagne con l’impareggiabile Fernando Pilia a conoscere fatiche e gioie dei contadini. Che c’entra tutto questo? C’entra tutto, perchè solo così poteva nascere SARDEGNATAVOLA, folle passione, inizio anni 80 in doppia versione TV e cartacea. Allora botteghe e tavole erano ipercolonizzate, per gustare cibo sardo dovevi andare lungo i sentieri dei pastori e dei contadini, non tutti rapiti dalla grande illusione della petrolchimica. Cuochi, non chef allora, per un lavoro oscuro, usurante e sottopagato. E si emigrava a lavare piatti e a inseminare sapori sardi nelle cucine di tutto il mondo. Oggi con la colonizzazione ad opera della grande distribuzione francese e tedesca, i prodotti sardi fanno tendenza e nicchia, la riscoperta dei beni identitari e paesaggistici chiamano turismo anche interno, ma i numeri sono bassi. Come quelli dell’export. Giramondo è il nostro gioirnale,con il gusto e la passione di scoprire i prodotti giusti per la salute nostra e per il mercato.Banalizzatori di professione li definiscono “di eccellenza”, per noi sono il grande riscatto di quelle popolazioni con la cultura della fatica, del presidio dei campi contro la desertificazione e quel virus chiamato globalizzazione e burocrazia europea.

©Foto Sara Muggittu

©Sardegnatavola

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