La verità sul bisso_di Roberto Lai

La lavorazione del bisso a Sant’Antioco purtroppo è accompagnata da affermazioni che, totalmente prive di fondamento, creano e diffondono disinformazione. Come se non ce ne fosse già abbastanza! Lo scopo di questo contributo, nel rispetto delle idee altrui, vuole ricordare chi fu il vero padre della lavorazione del bisso nell’isola sulcitana epurandolo da ogni fantasioso contorno. Creare  falsi miti, inquinare equivale a cancellare la vera storia e l’origine del prezioso filamento marino.  

Italo Diana nacque a Sant’Antioco (1890-1967) e fin dalla più tenera età mostrò un grande interesse per tutte le attività che richiedevano abilità manuali, scoprendo in seguito una particolare propensione per l’artigianato tessile. Nonostante in quell’epoca le attività di filatura e tessitura fossero considerate una prerogativa esclusivamente femminile, Italo Diana coltivò una vera passione per questi lavori, investì risorse familiari, pur con il disappunto di sua moglie che non condivideva il suo entusiasmo per il bisso, e negli anni 1923/1924 fondò una scuola di tessitura allo scopo di far vivere la tradizione del bisso marino e sopratutto per  impedire che questa tradizione andasse perduta. Nessuna delle sue allieve ha mai raccontato di riti magici, preghiere e mistificazioni. Il prezioso filamento è già misterioso di suo non necessità di falsi contorni che oscurano il Maestro  e le decine di allieve che hanno appreso questa preziosa arte in modo semplice e naturale.  Il maestro insegnava tutto della tessitura al montaggio del telaio all’orditura, alla tessitura, alla realizzazione dei disegni. La scuola  era frequentata da una decina di allieve (Maria Maddalena Rosina Mereu nota Leonilde), Efisia Murroni, Assunta Cabras, Iolanda Sitzia, Margherita Sitzia, Emanuela Vacca, Raffaela Schirru, Raffaela Lusci.Vi si realizzavano manufatti in lana, lino, cotone, orbace e, naturalmente, bisso marino. Italo Diana si occupò personalmente del rifornimento della materia prima: egli era solito pagare i pescatori a giornata affinchè gli fornissero le Pinne intere, poi si dedicava all’estrazione dei bioccoli di bisso e infine rendeva le nacchere ai pescatori per la vendita o il consumo alimentare. La scuola riscosse una certa notorietà nel periodo fascista, le sue produzioni varcarono i confini regionali e furono esposte in varie Mostre, a Venezia, Salsomaggiore e Sorrento oltre che naturalmente nelle varie esposizioni tenutesi in Sardegna, a Cagliari e Sassari. 

Nella forto alcune allieve della scuola del Maestro Italo Diana   intente a filare il bisso. da sinistra: Assunta Cabras, Emanuela Vacca, Raffaela Schirru , Raffaela Lusci.

©Sardegnatavola

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